Un grave incidente stradale aveva provocato ingenti danni a livello sistemico e del cavo orale a una giovane ragazza di diciassette anni (Fig. 1).
La perdita dei denti in corrispondenza del quinto sestante e dei tessuti duri e molli aveva generato un grave deficit estetico-funzionale.
La paziente chiedeva il ripristino dell’area compromessa mediante una riabilitazione protesica che fosse il più simile possibile alla situazione preesistente, evitando soluzioni che prevedessero la presenza di gengiva artificiale.
La rigenerazione ossea verticale necessaria rappresenta una delle procedure tra le più complesse, soprattutto per la corretta gestione dei tessuti molli ulteriormente compromessi dagli esiti del trauma.
Dopo aver appurato il raggiungimento della maturità scheletrica mediante indagini clinico-radiografiche, si è intrapreso il complesso percorso terapeutico (Figg. 2, 3).
Fig. 1. Riabilitazione complessa in area estetica: fase iniziale.
Visione extraorale e particolare del sorriso.


Immagini intraorali a distanza di alcuni mesi dall’evento traumatico. 

Ortopantomografia e teleradiografia latero-laterale.

Fig. 2. Riabilitazione complessa in area estetica: chirurgia.
Fasi della rigenerazione ossea contestuale all’inserzione implantare protesicamente guidata.

Ortopantomografia postchirurgica.
Guarigione tissutale a distanza di 6 mesi.
Connessione implantare e innesto epitelio-connettivale coronale e apicale per aumentare lo spessore dei tessuti molli.

Fig. 3. Riabilitazione complessa in area estetica: fase protesica.
Provvisorio in visione frontale e occlusale.

Immagini intraorali della riabilitazione protesica definitiva.

Visione extraorale e particolare del sorriso al termine del percorso riabilitativo.

Radiografie endorali e video a 5 anni di follow-up.
Peculiarità del caso clinico
Ottenere una riabilitazione implantoprotesica di tipo dentale in atrofie verticali così accentuate nel mascellare inferiore è complesso per le difficoltà di gestione dei tessuti molli in un’area in cui le trazioni muscolari sono accentuate e dove, nel caso specifico, erano presenti esiti cicatriziali e sinechie conseguenti ai traumi dell’incidente e dei precedenti interventi chirurgici.
Su cosa porre l’attenzione
La rigenerazione ossea verticale è stata eseguita contestualmente all’inserzione implantare.
L’inserzione implantare è stata effettuata in maniera protesicamente guidata tenendo in considerazione i picchi ossei degli elementi dentali adiacenti. La rigenerazione ossea, a sua volta, è stata guidata e facilitata dalla posizione implantare, adottando la Fence Technique (Merli e Coll. 2015), con prelievo di osso autologo dalla zona sinfisaria, previa rimozione di una delle due placche di osteosintesi presenti. La chiusura per prima intenzione è stata ottenuta mediante periostioplastica (Triaca e Coll. 2001). L’utilizzo di una membrana in collagene ha reso possibile un approccio mininvasivo durante la seconda fase chirurgica lasciando la placca di osteosintesi in situ, riducendo così l’estensione del lembo. L’aumento dei tessuti molli è stato ottenuto mediante innesti bilaminari ed epitelio-connettivali nella porzione coronale.

Il caso clinico è tratto dal libro “Terapia protesica in implantologia. Il piano di trattamento integrato” (Vol. 2, Mauro Merli, Quintessenza Edizioni 2016).
Per approfondimenti:
Triaca A, Minoretti R, Merli M, Merz B. Periosteoplasty for soft tissue closure and augmentation in preprosthetic surgery: a surgical report. Int J Oral Maxillofac Implants 2001;16:851-856.
Merli M, Mariotti G, Moscatelli M, Motroni A, Mazzoni A, Mazzoni S, Nieri M. Fence technique for localized three-dimensional bone augmentation: a technical description and case reports. Int J Periodontics Restorative Dent 2015;35:57-64.
Merli M. Terapia protesica in implantologia. Il piano di trattamento integrato. Volume 2. Quintessenza Edizioni 2016.